Sintomi ADHD: quali sono, come riconoscerli, cause, diagnosi e trattamenti

L'ADHD, o Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, è una condizione neuropsichiatrica tra le più comuni, che riguarda sia bambini sia adulti, con sintomi che possono manifestarsi in modo diverso tra individui.

I sintomi ADHD possono variare da difficoltà a mantenere la concentrazione e l'attenzione a comportamenti iperattivi e impulsivi che possono compromettere il rendimento scolastico o lavorativo, le relazioni sociali e la qualità della vita.

Comprendere i sintomi dell'ADHD è essenziale per identificare il disturbo e intervenire con terapie mirate. In questo articolo esamineremo cos’è l’ADHD, le sue cause, le tipologie e i sintomi caratteristici, distinguendo tra bambini e adulti, per concludere con un'analisi delle terapie disponibili.

Indice

ADHD: di cosa si tratta?
Tipologie di ADHD
Cause dell'ADHD
Sintomi ADHD
ADHD nei bambini e negli adulti: differenze
Diagnosi ADHD
Terapie per l'ADHD

ADHD: di cosa si tratta?

Il termine ADHD, acronimo dell'inglese Attention Deficit Hyperactivity Disorder, viene tradotto in italiano come Disturbo da deficit di attenzione e iperattività e definisce un disturbo del neurosviluppo che si manifesta principalmente nell'infanzia, anche se i sintomi possono persistere nell'età adulta.

È caratterizzato da disattenzione, iperattività e impulsività che vanno ben oltre quanto considerato normale per l'età e il livello di sviluppo del soggetto.

Cenni storici

La sindrome ADHD non è un concetto recente: già nel 1902 infatti il pediatra britannico Sir George Still descrisse per la prima volta bambini con comportamenti impulsivi e difficoltà di attenzione. Tuttavia, il termine ADHD è entrato ufficialmente in uso solo negli anni '80 con la pubblicazione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-III). Da allora, l’ADHD è stata oggetto di numerosi studi che hanno ampliato la comprensione della sua eziologia e delle sue manifestazioni.


Tipologie di ADHD

L’ADHD non si presenta in modo uniforme: può manifestarsi in tre principali sottotipi identificati dal DSM-5 (la quinta edizione, nonché l'ultima, del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, aggiornata all'aprile 2023): eccoli di seguito riportati.

1. ADHD con predominanza di disattenzione

Questa tipologia si manifesta principalmente con difficoltà nel mantenere l'attenzione, problemi organizzativi e tendenza a distrarsi facilmente. Gli individui che rientrano in questa categoria possono apparire smemorati, lenti nel completare i compiti e spesso incapaci di seguire istruzioni dettagliate.

2. ADHD con predominanza di iperattività e impulsività

In questa forma, i sintomi di disattenzione sono meno evidenti, mentre prevalgono comportamenti iperattivi e impulsivi, come incapacità di stare fermi, parlare continuamente o agire senza riflettere. Questo sottotipo è più comune nei bambini.

3. ADHD combinato

È la forma più frequente, che combina sintomi sia di deficit dell'attenzione sia di iperattività/impulsività. Le persone con ADHD combinato possono sperimentare un’ampia gamma di difficoltà che influiscono significativamente su diversi aspetti della loro vita.

Riconoscere la tipologia specifica è fondamentale per impostare una diagnosi accurata e pianificare interventi terapeutici personalizzati.


Cause dell'ADHD

Le cause dell'ADHD non sono completamente comprese, ma la ricerca ha identificato una combinazione di fattori genetici, neurobiologici e ambientali che contribuiscono alla sua insorgenza.

Fattori genetici

Numerosi studi indicano che l'ADHD ha una forte componente ereditaria: si stima che i bambini con genitori o fratelli affetti da ADHD abbiano un rischio maggiore di sviluppare il disturbo. Studi sui gemelli hanno ulteriormente confermato l'importanza del fattore genetico.

Alterazioni neurobiologiche

L'ADHD è associato a disfunzioni in alcune aree del cervello, in particolare nella corteccia prefrontale, che regola attenzione, pianificazione e controllo degli impulsi. Anche uno squilibrio nei neurotrasmettitori, come la dopamina e la noradrenalina, gioca un ruolo chiave.

Fattori ambientali

Esposizione a sostanze tossiche durante la gravidanza, come alcol, fumo o droghe, così come complicanze alla nascita o infezioni cerebrali precoci, possono aumentare il rischio di ADHD; altri fattori, come un ambiente familiare instabile o stressante, non causano direttamente l’ADHD ma possono influenzarne la gravità.

Stili di vita

Dieta scorretta, mancanza di sonno e utilizzo eccessivo di dispositivi elettronici non sono cause dirette, ma possono amplificare i sintomi, soprattutto nei bambini.


Sintomi ADHD

I sintomi dell'ADHD, pur essendo oggi ben documentati, sono stati oggetto di numerosi cambiamenti nella definizione e nella comprensione clinica nel corso dei decenni. L'attenzione verso i sintomi dell'ADHD è aumentata nel tempo grazie a ricerche che hanno ampliato le conoscenze sul disturbo, migliorandone la diagnosi e la gestione terapeutica.

L’evoluzione della documentazione sui sintomi

Nei primi anni del XX secolo, quando Sir George Still descrisse per la prima volta sintomi riconducibili a ciò che oggi chiamiamo ADHD, il focus era prevalentemente su comportamenti impulsivi e dirompenti nei bambini. Con l'introduzione del DSM-I (1952), il disturbo era vagamente associato a condizioni di iperattività, mentre il concetto di disattenzione non era ancora centrale.

Solo con il DSM-II (1968) venne introdotto il termine "reazione ipercinetica dell'infanzia" per definire un comportamento eccessivamente attivo e difficile da gestire. Tuttavia, è stato con il DSM-III (1980) che si è iniziato a parlare di "Disturbo da Deficit di Attenzione" (con o senza iperattività), enfatizzando la componente della disattenzione. L'evoluzione continuò nel DSM-IV (1994), che introdusse per la prima volta i sottotipi di ADHD (disattenzione, iperattività/impulsività e combinato). Nel DSM-5 (2013) il disturbo è stato ulteriormente definito, sottolineando che i sintomi possono persistere anche in età adulta e presentarsi in vari contesti della vita quotidiana.

Questa evoluzione ha permesso di raffinare i criteri diagnostici e ampliare la comprensione del disturbo, riconoscendo l'eterogeneità dei sintomi e il loro impatto sull'individuo.

Sintomi principali di ADHD

I sintomi dell'ADHD sono classificati in due gruppi principali, disattenzione e iperattività/impulsività.

Per ricevere una diagnosi di ADHD, i sintomi devono essere presenti da almeno sei mesi, manifestarsi in più contesti (come casa, scuola o lavoro) e causare difficoltà significative nel funzionamento quotidiano.

La presenza e l’intensità dei sintomi variano da persona a persona e dipendono dall'età e dal contesto.


Sintomi ADHD di disattenzione

La disattenzione è una delle caratteristiche distintive dell’ADHD e si manifesta con difficoltà a focalizzare l’attenzione o a completare attività che richiedono concentrazione prolungata.

Secondo il DSM-5, i principali sintomi di disattenzione includono:

1. Difficoltà a mantenere l’attenzione: il soggetto fatica a concentrarsi su attività o compiti, in particolare quelli meno stimolanti o monotoni. Può passare rapidamente da un'attività all'altra senza completarne nessuna.

2. Errori di distrazione: la persona spesso commette errori apparentemente semplici, legati alla mancanza di attenzione ai dettagli.

3. Mancanza di ascolto: sembra che non ascolti quando viene interpellata, anche se non vi sono problemi di udito.

4. Difficoltà nel seguire istruzioni: spesso il soggetto non riesce a completare compiti o attività perché perde la sequenza delle azioni da seguire.

5. Scarsa organizzazione: i compiti e le attività quotidiane risultano disorganizzati e ciò si traduce in difficoltà a pianificare, gestire il tempo o rispettare scadenze.

6. Evita attività impegnative: tende a evitare o procrastinare attività che richiedono uno sforzo mentale sostenuto, come fare i compiti o compilare documenti.

7. Perde frequentemente oggetti: dimentica o smarrisce strumenti importanti per svolgere le proprie attività, come penne, chiavi, documenti o materiali scolastici.

8. Distrazione da stimoli esterni: è facilmente distratto da rumori, immagini o altri elementi nell’ambiente circostante.

9. Dimenticanze frequenti: dimentica appuntamenti, scadenze o attività quotidiane, come pagare le bollette o portare a termine commissioni.


Sintomi ADHD di iperattività e impulsività

L’iperattività e l’impulsività riguardano comportamenti eccessivi o inappropriati per il contesto e sono particolarmente evidenti nei bambini. I principali sintomi includono:

1. Difficoltà a rimanere fermi: il soggetto si agita costantemente, si muove sulla sedia o tamburella con le mani o i piedi.

2. Alzarsi in situazioni inappropriate: per esempio, alzarsi dal banco durante una lezione o lasciare il posto durante un incontro.

3. Eccessiva attività motoria: nei bambini, ciò può includere correre o arrampicarsi in modo inappropriato; negli adulti, si manifesta spesso come irrequietezza interiore.

4. Incapacità di giocare in modo tranquillo: i bambini con ADHD tendono a parlare forte, a interrompere gli altri o a comportarsi in modo eccessivamente vivace.

5. Agire come se fosse "spinti da un motore": questo comportamento è tipico nei bambini, che sembrano incapaci di rallentare o rilassarsi.

6. Parlare eccessivamente: monopolizzare le conversazioni senza rispettare il proprio turno o senza adattarsi al contesto.

7. Rispondere impulsivamente: per esempio, interrompere l’interlocutore o rispondere prima che la domanda sia stata completata.

8. Difficoltà a rispettare il turno: sia nei giochi sia nelle conversazioni, il soggetto tende a intervenire senza aspettare il proprio momento.

9. Interruzione delle attività altrui: per esempio, entrare in conversazioni o giochi senza essere invitati.


Come si manifestano i sintomi nei diversi contesti

I sintomi dell’ADHD possono variare a seconda del contesto: a scuola, un bambino con ADHD può sembrare disattento, incapace di completare i compiti o interagire in modo appropriato con i compagni; al lavoro, un adulto può faticare a rispettare scadenze o mantenere la concentrazione su attività prolungate.

È importante notare che i sintomi non si manifestano sempre con la stessa intensità: situazioni stimolanti o interessanti possono migliorare temporaneamente l’attenzione, mentre contesti monotoni la peggiorano.

L'importanza della comprensione dei sintomi

Una comprensione approfondita dei sintomi dell’ADHD è essenziale per riconoscere il disturbo in modo tempestivo, evitando di confonderlo con altre condizioni come ansia, depressione o disturbi dell’apprendimento. Grazie a decenni di ricerca e alla crescente consapevolezza del pubblico, oggi è possibile offrire un supporto mirato ai pazienti con ADHD, migliorandone significativamente la qualità della vita.

 

 

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ADHD nei bambini e negli adulti: differenze

L'ADHD può manifestarsi in modo diverso a seconda dell'età del soggetto.
Anche se i sintomi fondamentali rimangono gli stessi, il modo in cui impattano la vita quotidiana varia significativamente tra bambini e adulti.

ADHD nei bambini

Nei bambini, l’ADHD si manifesta spesso con difficoltà scolastiche, comportamenti dirompenti in classe e problemi di socializzazione. I genitori e gli insegnanti possono notare che il bambino:

  • Si distrae facilmente durante le lezioni
  • Non completa i compiti o li svolge in modo approssimativo
  • È sempre in movimento, saltando da un’attività all’altra senza concluderla

ADHD negli adulti

Negli adulti, i sintomi di iperattività possono attenuarsi, lasciando spazio a difficoltà organizzative, scarsa gestione del tempo e problemi nelle relazioni interpersonali. Gli adulti con ADHD possono avere:

  • Difficoltà a mantenere un lavoro stabile
  • Problemi a rispettare le scadenze
  • Tendenza a procrastinare
  • Impulsività nelle decisioni o nelle spese

Diagnosi ADHD

La diagnosi di ADHD è un processo complesso che richiede una valutazione approfondita da parte di un professionista della salute mentale. Non esistono test specifici per identificare l'ADHD: la diagnosi si basa principalmente su criteri comportamentali definiti dal DSM-5.

Processo diagnostico

1. Raccolta anamnestica
Il professionista raccoglie informazioni dettagliate sulla storia clinica del paziente, incluse le osservazioni dei genitori, degli insegnanti o di altri caregiver, per comprendere il contesto e l'evoluzione dei sintomi.

2. Valutazioni psicologiche e comportamentali
Possono essere utilizzati strumenti standardizzati, come questionari o scale di valutazione, per misurare la presenza e la gravità dei sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività.

3. Osservazione diretta
Nei bambini, il professionista può osservare direttamente il comportamento in contesti diversi (come scuola o casa) per verificare come i sintomi influenzano la vita quotidiana.

4. Esclusione di altre condizioni
È essenziale distinguere l’ADHD da altre condizioni mediche o psicologiche che possono presentare sintomi simili, come disturbi d'ansia, depressione o difficoltà di apprendimento.

Diagnosi differenziale

L'ADHD può essere diagnosticato solo se i sintomi:

  • Sono presenti da almeno sei mesi.
  • Compromettono significativamente il funzionamento sociale, scolastico o lavorativo.
  • Si manifestano in più contesti (per esempio sia a casa sia a scuola).

Una diagnosi accurata è fondamentale per pianificare un trattamento efficace e personalizzato, migliorando la qualità della vita del paziente.


Terapie per l'ADHD

Trattare l'ADHD richiede un approccio multimodale che integri farmaci, terapia psicologica e interventi educativi: l'obiettivo è migliorare il controllo dei sintomi e la qualità della vita del paziente.

Terapia farmacologica

I farmaci per l'ADHD possono essere di due principali tipologie:

1. Stimolanti
Tra i farmaci più utilizzati ci sono il metilfenidato e le anfetamine, che aumentano i livelli di dopamina e noradrenalina migliorando l’attenzione e riducendo l’iperattività.

2. Non stimolanti
Farmaci come l’atomoxetina sono indicati per chi non tollera gli stimolanti o presenta controindicazioni

Terapia comportamentale

La terapia comportamentale è particolarmente efficace nei bambini, aiutandoli a sviluppare strategie per gestire i comportamenti problematici. Nei genitori e negli insegnanti, questa terapia mira a fornire strumenti pratici per affrontare le difficoltà quotidiane.

Terapia cognitivo-comportamentale (CBT)

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è un approccio psicoterapeutico altamente efficace per gestire i sintomi dell'ADHD, in particolare negli adulti, ma utile anche nei bambini e negli adolescenti. La CBT si focalizza sul riconoscimento e la modifica dei pensieri disfunzionali e dei comportamenti problematici che possono derivare o essere amplificati dai sintomi dell'ADHD.

Obiettivi della CBT:

  • Migliorare l'autocontrollo: sviluppare strategie per gestire impulsi e comportamenti iperattivi.
  • Organizzazione e gestione del tempo: apprendere tecniche per pianificare meglio le attività quotidiane e rispettare le scadenze.
  • Aumentare la consapevolezza: aiutare il paziente a identificare i momenti in cui perde la concentrazione e fornire strumenti per reindirizzare l’attenzione.
  • Ridurre lo stress e l'ansia: affrontare eventuali emozioni negative legate alla percezione di fallimenti scolastici, lavorativi o sociali.

La CBT nei bambini e negli adulti

Nei bambini, la CBT viene adattata per essere più ludica, spesso coinvolgendo i genitori, che imparano a sostenere il percorso terapeutico a casa. Negli adulti, la CBT può affrontare problematiche come la procrastinazione, la disorganizzazione e la bassa autostima, spesso presenti in chi non è stato diagnosticato o trattato in giovane età.

Un aspetto fondamentale della CBT è la personalizzazione: il terapeuta lavora insieme al paziente per individuare i principali ostacoli legati all'ADHD e sviluppare soluzioni pratiche e mirate. In molti casi, la CBT viene combinata con interventi farmacologici per massimizzare i benefici del trattamento.

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